
Trovo sia assurdo quello che la mente umana può trovarsi a pensar in talune circostanze.
Nei momenti più impensabili in cui la mente dovrebbe spegnersi e lasciar il posto all’istinto ed alla fisicità; eccomi lì con la mente in subbuglio piena di paesaggi, di viaggi e di versi.
Ancor più assurdo mi risulta trovarmi ora a rifletter sull’effetto ch’otto dune di bianca sabbia –od almeno a me risultan tali- possan farmi. Di sentirmi come se stessi esplorando il mondo rimanendo semplicemente supina.
Alcune cose credi di non poterle mai incontrare nella vita, di vederle unicamente nei dipinti, nei musei, nei romanzi, ed invece.
Dune, dune bianche che van a susseguirsi in una simmetria surreale, costellate da sottili steli neri che paion alberi morenti, ordinati e malinconici.
Lo sguardo si perde nel seguirle, così perfette, così rigide e così surreali. Nel muoversi paion divenir un mare in tempesta.
Surreale. Surreale è la situazione, l’effetto, la sensazione. Il calor che pervade ogni fibra del mio corpo mentre mi sento artefice del presente.
L’odore del mare, ecco cosa mi par di percepire, l’odore del porto ch’impregna le nari.
L’odore del porto che canta il cambiamento. L’odore del porto che ti porta lontana.
L’odore del porto che ti trascina in musiche e canti esotici.
È surreale.
È’ surreale seguir le dune bianche e ritrovar due chiari clivi, col canal al centro che s’avvalla com un abisso morbido nel quale l’acciaio entrerebbe senza sforzo, senz’alcun dubbio. Morbido e friabile.
Lo struscio delle lenzuola accanto alle orecchie m’allontanano la mente riportandomi al canto del vento che batte le vele.
Vento che soffia lontano, da lontano.
Ancor carico degl’aromi estivi, inseguendo l’onde.
Vento che supera il ricordo e la memoria, avvolgendo in una nicchia temporale;
lontana d’ogni epoca.
Il respiro mi soffoca in gola come prima d’annegar.
Annegar nella concupiscenza di’una notte trascorsa fra i rivi del rhum.
È surreale.
L’odor ed il sapor del mare che m’esplode in bocca.
La bocca piena di lui e le sue dune dinnanz agl’occhi.
Le sue gambe accanto alle mie spalle e la mano che tien solida i capelli, portandomi ancora una volta verso di lui.
Riempiendomi la bocca, lasciandomi senza respiro mentre la lingua saetta seguendo il profilo dell’asta nell’accoglier le stille del mare, del porto, delle dune che volan ora lontane mentre lo guardo e lo lascio uscire dalle mie labbra.